“C’è vita oltre Pompei!”

Gli scavi di masseria de Carolis (foto di C.Teodonno)

Questo è quello che dichiara in un’intervista l’archeologo e professore Ferdinando Girolamo De Simone. Domenica 17 marzo, lo abbiamo intervistato e l’archeologo risponde così.

Il sito archeologico di masseria de Carolis è stato scoperto da lei?

“No, è stato scoperto nel febbraio 1988, in quegli anni, dopo il terremoto dell’ ’80 molti comuni hanno iniziato ad acquisire terreni privati per costruire su di essi case popolari o per darle a delle cooperative col medesimo scopo. Nel caso specifico sono stati presi questi terreni appartenenti alla Masseria De Carolis e sono stati dati a delle cooperative. La cooperativa a cui sarebbero stati affidati fallì. Per costruire vi era bisogno di cemento e sabbia che si sarebbero ottenute scavando, fu proprio così, scavando che venne trovato il sito. Purtroppo quelli  furono anni difficili, ancora oggi molte delle ditte che si occupano di edilizia sono legate alla malavita, e in quel caso, negli anni ’80, la situazione era di gran lunga peggiore per cui non fu rivelata la scoperta di questo sito ma addirittura si tentò di distruggerlo. Hanno quindi distrutto parte della muratura fino a che non fu chiamata la sovrintendenza che è appunto l’ufficio che si occupa degli scavi. Una volta chiamata quest’ultima fu immediatamente  fermata la distruzione , furono scattate foto di ciò che rimaneva e successivamente non se n’è saputo più nulla. Quando sono arrivato io, ho iniziato con mio padre lo scavo della cosiddetta Villa Augusto a Somma vesuviana nel 2002. Viste le dimensioni e intuito la palese presenza di altri siti decidemmo da li di avviare l’ ‘Apolline Project’ come ricerca, quindi abbiamo deciso di fare uno studio su tutti i siti che si trovavano sul versante Nord del Vesuvio , e poi di focalizzarci su uno in particolare. Quando siamo arrivati nel 2004/2005 non si riuscivano a vedere i resti a causa di una recinzione al cui interno vi era anche un albero molto grande, lavatrici e copertoni. Successivamente abbiamo scoperto che il cavo che fu realizzato per estrarre la sabbia vulcanica stava diventando una discarica abusiva. Quindi il sito archeologico si trovava da qualche parte sotto i rifiuti. Nel 2006 abbiamo iniziato gli scavi.”

È stato difficile trovare degli archeologi che l’aiutassero negli scavi anche sotto salario?

“In realtà il problema dell’archeologia in Italia è proprio che non ci siano molte risorse, l’archeologia che si vede in giro ha generalmente due fonti: o si tratta di archeologia d’emergenza, ovvero quella che serve per le costruzione di un palazzo, di una metropolitana o di un’autostrada, in quel caso si tratta di operai che lavorano sotto la vigilanza di archeologi che, se riescono a trovare reperti interessanti l’operato diventa scavo archeologico. Il secondo canale è quello di ricerca, che viene condotto dalle università che non hanno mai risorse, quelle italiane ancora meno ed è per questo che hanno deciso dall’inizio di avviare il partnership con l’università statunitense dove sono stato anche ad insegnare diversi anni. Non riuscendo a trovare neppure loro risorse, noi abbiamo fatto come se fosse attività di volontariato, avendo studenti stranieri che vengono ogni anno, anzi sono stati chiesti anche piccoli contributi per mandare avanti l’operazione senza richiedere fondi al comune. È stato chiesto a quest’ultimo di usare 2\3 volte l’anno un mezzo meccanico per il sito-.”

Lei prima ha detto ‘io e mio padre abbiamo condotto gli scavi di Somma’ quindi la passione per il mondo dell’archeologia e’ data anche dal lavoro di suo padre?

“Si, inevitabilmente direi. Purtroppo se passi, come ho fatto io con mio padre Antonio De Simone, che è stato professore in diverse scuole importanti, ha lavorato, tra scavi e restauro su 1\5 di Pompei e ha riscoperto la villa di Ercolano, passi praticamente tutta la tua infanzia sui tetti di Pompei. Ricordo che gia dalle scuole medie avrei voluto fare l’archeologo ma non mi piaceva il lavoro di mio padre. Avevo capito che non avrei mai fatto materie scientifiche, andavo bene in tutte le materie al liceo ma preferivo quelle umanistiche. Capii che anche lo storico dell’arte non facesse per me, seppure mia madre insegnasse storia e filosofia, quindi mi sono ritrovato a fare archeologia. Inizialmente facevo cose totalmente diverse rispetto a mio padre perché mi interessava molto la Grecia arcaica, poi trovandomi nella pianificazione degli scavi di Somma Vesuviana ho capito due cose importanti: la prima è che c’è vita oltre Pompei dal lato geografico, e che c’era anche altro oltre Pompei cronologicamente parlando, perché mentre si parla, anche nei film, della vita che finisce con l’eruzione del ’79, noi abbiamo dei siti che sono stati costruiti subito dopo quest’eruzione ed è questo che principalmente mi ha intrigato. Da li ho poi intrapreso il dottorato in Inghilterra su questo tema, sui territori di Napoli e di Nola analizzando molti periodi ma focalizzandomi su quello che succede dopo Pompei fino ad arrivare all’eruzione più tarda del Vesuvio nel 472, un periodo molto interessante perché sono gli ultimi anni prima della fine dell’impero romano d’occidente di cui si conosce ben poco e in questo il sito di Pollena ci può dare una grande mano.”

Essendo un sito costruito subito dopo l’eruzione che ha ricoperto Pompei, il livello del terreno di masseria de Carolis è quindi più alto?

“Si, e questo è uno dei punti più importanti per Pollena perché questo sito essendo anche più piccolo rispetto a quello di Somma Vesuviana, ma più importante perché più antico. Difatti è costruito sulle ceneri di Pompei. È, inoltre, sbagliato considerare la fine di Pompei come la -fine del mondo- perché, come accade in tutte le catastrofi naturali, la gente ritorna, il terreno, soprattutto in questo caso è anche fertile perché vicino al mare.”

Di Fabiana Falco Fabiana Laezza. II CS