“Playlist”, un trattato sull’essere

Copertina dell’album Playlist del rapper Salmo (foto fonte web)

Il 9 novembre è uscito quello che, con molta probabilità, è il disco più atteso dai fan del rap italiano: “Playlist” di Salmo.

L’attesa per il nuovo lavoro dell’artista sardo si faceva sempre più sentire dai suoi fan, aumentata anche grazie alle trovate del rapper in fatto di sponsorizzazione. Bisogna ammettere che travestirsi da barbone e cantare i propri pezzi in piazza Duomo non è da artista qualunque. L’album, anticipato dai singoli: “90 min” e “Perdonami” si sta assicurando sicuramente il consenso da parte degli amanti del genere candidandosi di diritto al titolo di album dell’anno, basti pensare ai 10 milioni di streams in un solo giorno dall’uscita dell’album. Ma perché tutto questo successo? La risposta è molto semplice, Salmo è probabilmente il rapper che riesce a creare maggior hype nella scena e ed è quasi comparabile alla figura di Eminem per il nostro paese.

Il nuovo progetto del rapper punta diamante di Machete Records è un vero e proprio trattato sull’essere Salmo. Rispetto agli altri lavori possiamo trovare un’apertura maggiore da parte del rapper, il quale in “90 min” (significante la citazione cinematografica) non ci va tanto piano sulla situazione italiana, fatta di contraddizioni ed di stoccate al vice presidente del consiglio Matteo Salvini. Non manca la critica alla scena trap italiana, in particolare, in “Stai zitto” con il featuring di un ormai immenso Fibra che riesce a infiammare ancora di più la traccia.

Nell’album però si può notare anche l’inquietudine di Salmo e la paura di distruggersi con le sue mani: ecco che prende vita uno dei capolavori dell’album: “Ho paura di uscire”. Un grido su come, il mondo esterno, possa contaminare, con i suoi vizi un’artista. Questa sorta di denuncia viene anticipata dalla traccia che ha fatto particolarmente più scalpore tra i fan e che sicuramente avrà fatto maggiormente divertire Salmo, ovvero “Cabriolet”, con il feat dell’icona trap Sfera Ebbasta. Sorprendenti invece sono “Sparare alla luna” e “Il cielo nella stanza”, la prima per l’incredibile storytelling perfetta per il trailer di una serie tv con l’accompagnamento melodico dell’amico Coez.  La seconda stupisce perché si può dire che è la prima e propria canzone d’amore del rapper, infatti qui, e nell’ultima traccia, si nota tutta la maturità, raggiunta dall’artista.

Le varietà musicali e le sperimentazioni volute da Salmo, sono sicuramente le parti caratterizzanti dell’album, in particolare in “Ora che fai” con ritmi sincopati e che rimandano al genere del footwork. “Lunedì” è invece la chiusura perfetta per un trattato sull’essere: qui Salmo si spalanca completamente e fa intravedere il suo lato più umano e sensibile, quello che probabilmente avrà fatto più piacere ai fan da ascoltare. “Playlist” è l’album che ha fatto più rumore nell’ultimo anno ed è la chiusura perfetta del 2018 per la scena.