Parco Nazionale del Vesuvio, il rischio dell’abitudine

Tra via Castelluccio e via Filaro (foto di C.Teodonno)

Il costante monitoraggio da parte delle associazioni del territorio vesuviano contrasta con la scarsità degli interventi delle autorità competenti, spesso parziali o tardivi. Il rischio è quello che ci si abitui allo scempio e ai vuoti proclami.

IL VIDEO

Viviamo in un territorio martoriato, un territorio tra i più belli al mondo, vissuto sin dall’antichità da chi voleva vivere immerso in uno scenario magnifico; il Vesuvio alle spalle e il mare di fronte. Viviamo in un territorio che per noi vesuviani è motivo di vanto, ma cosa facciamo realmente per sostenere questo vanto, per meritarci la terra che viviamo? Cosa facciamo per tutelare il nostro territorio? Nulla! Anzi, peggio, in realtà facciamo qualcosa di molto grave, lo violentiamo con gli scarti della nostra ipocrisia e ci offendiamo pure quando c’è qualcuno che ce lo fa notare.

Purtroppo, agli occhi dei più, prevale più la rassegnazione, se non l’abitudine nel vivere in un parco nazionale che è tale sulla carta e ci si indigna solo quando qualche giornale mette in luce il nostro malcostume o quando il problema dell’inquinamento ci tocca direttamente.

Ecco, davanti a tutto ciò, per fortuna c’è ancora chi non si arrende; il video che pubblichiamo ne è la testimonianza, è un grido di allarme di quelle voci del territorio che hanno deciso di fare rete e reagire al torpore istituzionale, alla spazzatura sotto al tappeto delle eccellenze e degli eventi. Quella mostrata nel video è la dura realtà di Ercolano ma è archetipo di tutta l’area Vesuviana, è indicativa di quanto si fa e non si fa all’ombra del Vesuvio.

Si ringrazia Salvatore Altiero per la preziosa collaborazione.

 

Nota: immediatamente dopo le riprese è stata attuata un’azione di raccolta della parte macroscopica dei rifiuti anche in via Filaro, la situazione attuale è ora simile a quella di via Novelle Castelluccio, là dove, ad oggi, i rifiuti permangono ancora nei sacconi e c’è ancora chi si reca a scaricare nella maniera più indisturbata e senza che il sistema di videosorveglianza costituisca la benché minima deterrenza a ciò che ricordiamo essere ancora un reato oltre che un qualcosa di amorale.

Errata corrige: L’intervistato Ciro Teodonno si scusa per la confusione fatta all’inizio del video definendo la guaina d’asfalto come guaina di amianto.