San Sebastiano al Vesuvio, perché i pini muoiono all’improvviso?

Pini morti in sequenza a S.Sebastiano al V. (foto CAI/TAM)

In quella che una volta era una cittadina famosa per il suo verde pubblico ora è una landa desolata di monconi di pino. Molti degli alberi tagliati sono interi filari di pino domestico morti repentinamente e per questo abbattuti perché pericolosi. Ma tutto ciò a qualcuno sembra strano.

A volte si ha l’impressione che la natura, ma soprattutto la sua tutela, non sia altro che una bella parola, una bell’azione che rimane però solo negli intenti delle persone e non si converta mai in un atto pratico, condiviso e voluto. Si parla tanto oggi di ripiantare gli alberi, è la moda del momento assieme al plastic-free, e questo soprattutto là dove l’incendio del 2017 ne ha fatto strage, ed è cosa buona e giusta, a prescindere l’intento spesso propagandistico col quale si portano avanti molte di queste iniziative ma poi, all’atto pratico, se ne continuano a tagliare a centinaia in città, là dove, forse, ce ne vorrebbero ancor di più per l’inquinamento che caratterizza i luoghi in cui viviamo.

Certo il problema sta nel fatto che molti degli alberi messi lungo i nostri marciapiedi o nelle aree verdi pubbliche furono messi ad mentula canis, furono messi senza la lungimiranza che caratterizza il vero politico da colui che invece ragiona di quinquennio in quinquennio, ma alla fine, molti di quegli alberi risultano un effettivo pericolo e vanno abbattuti o, quanto meno, ma questo è chiedere troppo a chi bada al risultato immediato, messi in sicurezza.

Cosa sta accadendo però nel Vesuviano e non solo? Pare che, anche là dove non sussista pericolo alcuno di caduta, anche là dove l’albero è sano, là dove parassiti come la cocciniglia del Pino (Toumeyella parvicornis) non hanno fatto ancora danni, ci sia chi pratichi il fai-da-te portando alla morte quegli alberi che in un modo o nell’altro lo infastidiscono. Non parliamo delle spesso complici amministrazioni locali ma di chi per un ago di pino di troppo sul balcone o per la resina sulla macchina, getta acido o altre sostanze fitotossiche nelle radici tali da portarli ad una rapida morte.

L’atto, in sé è odioso ma, oltre ad essere un reato, dimostra quanto siamo ancora lontani da senso civico e coscienza ambientale. Ma per fortuna esistono associazioni alle quali questo stato delle cose non piace e che decidono di agire mettendoci la faccia, chiedendo alle autorità un segnale, chiedendo loro di indagare sul perché all’improvviso interi filari di pinus pinea, i nostri pini domestici, secchino e muoiano e questo, stranamente, quasi sempre in prossimità di abitazioni private. L’associazione Primaurora, il CAI/TAM regionale, i Falchi del Vesuvio e Università Verde hanno deciso di vederci chiaro ed hanno segnalato alle autorità competenti e ai Carabinieri Forestali del CTA del Parco Nazionale del Vesuvio lo strano caso della repentina moria dei pini.

 

Per fortuna la natura è grande e là dove si uccidono le piante altre ne rinascono più forti di prima, così come accade a San Sebastiano al Vesuvio dove, anni fa, ci fu chi, per motivi che non sappiamo ma possiamo immaginare, tagliò due lecci (alberi che tra l’altro non creano le problematiche dei pini) e questo non scandalizzò quasi nessuno, neanche l’amministrazione locale prontamente avvertita, alla quale parve normale tutto ciò, quasi come se quegli alberi fossero caduti da soli. Per fortuna, chi compì quell’atto non sapeva che i lecci, anche se tagliati, non muoiono come i pini ma emettono molti più polloni di prima e che ora crescono più rigogliosi che mai, alla faccia sua e alla faccia di tutti coloro che ammazzano gli alberi.