Il Sud, il caso Saviano e le baronie locali

Gli adulatori, tavola del Dorè tratta dalla Divina Commedia (foto fonte web)

Non si può restare indifferenti davanti a nessun tipo pregiudizio, a maggior ragione quando questo ti tocca direttamente in quanto partenopeo o meridionale in genere. Non si può allo stesso modo accettare una sorta di vittimismo compulsivo che nega le aberrazioni che esistono purtroppo anche qui da noi. Il caso dei funerali a Saviano.

Avevamo già notato il sollevamento di tanti luoghi comuni, effettivamente troppi se si considerano le testate generaliste nazionali, oltre a quelle più propriamente lumbard e leghiste, e non ce ne siamo accorti soltanto oggi, basti ad esempio ricordare quando Marina Valensise, in radio, definì i napoletani “antropologicamente rissosi” (affermazione della giornalista de “Il Foglio” e già direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, durante una delle trasmissioni “Prima Pagina” su RAI Radio Tre da lei condotte dal 25/02/2008 al 02/03/2008) per liquidare i moti popolari anti-discariche durante l’emergenza rifiuti 2008-10. Detto ciò siamo dell’opinione che, se purtroppo esistono gli imbecilli, uno non li imita facendo l’imbecille pure lui, magari inventando il bengodi del Regno delle Due Sicilie o campando letteralmente sullo “sputtanapoli” come fanno alcune testate giornalistiche, magari dimenticando le reali situazioni di degrado che esistono anche qui da noi. Ad esempio, salvo qualche irriducibile del piagnisteo compulsivo, non abbiamo riscontrato da parte dei paladini della napoletanità, nessuna reprimenda nei confronti dei fatti di Saviano.

Nella nostra personale esperienza, non solo giornalistica ma anche attivistica, possiamo dire che, nonostante chi, in maniera ostinata si arrischi ancora ad andare per monti, pinete ed amanti, per dare dimostrazione al proprio ego di esistere ancora, i napoletani stanno dando dimostrazione di grande maturità; sarà che la paura fa novanta e che le forze dell’ordine sono state finalmente indirizzate a un controllo effettivo del territorio, ma al momento, salvo alcune situazioni incresciose come quelle legate ai funerali del sindaco di Saviano o a quello di Lamezia Terme, il meridione ha dato esempio di grande civiltà. Del resto, perché dubitarne se non si hanno pregiudizi? Ecco perché vorremmo, a questo punto, stigmatizzare quanto accaduto a Saviano, proprio per mostrare ciò che ancora ci mantiene legati a quell’odioso retaggio del nostro passato, che ci riporta indietro nel tempo, verso quegli spiacevoli stereotipi che spesso molti ci attribuiscono ancora.

La reverenza feudale alla quale abbiamo assistito sabato scorso non rende merito a chi muore, se non altro per quella proverbiale livella che ci mette tutti sullo stesso piano, ma non lo rende neanche a chi vive e che ha dato sfoggio a quanto di più offensivo e odioso poteva esser fatto in questi tempi di tragica epidemia. Di baroni e baronetti qui da noi ce ne sono ancora e in grande abbondanza e sarà stata questa arcaica prostrazione nei loro confronti che ha fatto sì che si mandasse in malora ogni tipo di rispetto per le leggi morali e regolari che persistono ancora in questo Paese, evidentemente diviso tra chi non ha potuto salutare per l’ultima volta i propri cari e chi invece ha avuto un funerale in piena regola e con ben tre tappe di commiato. Ed è questo il fattore più grave, oltre a quello sanitario, perché la tracotanza della nostra politica ci ha sbattuto in faccia la salace metafora del marchese del Grillo, e non bastano le scusanti dell’atto dovuto, addotte dal sindaco di Ottaviano, anch’esso presente ad uno dei commiati, o i soliti “dieci minuti” di alcuni dei presenti, non basta la celebrazione di sé stessi o del sistema al quale si appartiene per rendere onore a un morto, perché lo si poteva fare in altro modo, meno eclatante e forse più sentito.

La salma di Carmine Sommese, era partita sabato dal Moscati di Avellino, là dove era deceduto il 17 aprile e si era avviata via statale verso Saviano, facendo una prima tappa a Baiano, presso la clinica privata “Villa Maria” dove Sommese operava e dove lo attendevano ben cinque sindaci della zona di cui uno presidente di provincia (Baiano, Avellino, Mugnano del Cardinale, Sirignano e Sperone), di lì un altro saluto presso l’ospedale di Nola Santa Maria della Pietà dove lo stesso Sommese era primario e dove altri due sindaci (Nola e Ottaviano) lo avevano accolto ed infine il discusso commiato nella sua città dove circa 200 persone lo attendevano e il tutto alla presenza delle forze dell’ordine.

Non credo che il dolore di una famiglia debba essere acuito ulteriormente dallo strascico delle polemiche ma, per rispetto di tutte le famiglie d’Italia, chi ha permesso tutto ciò dovrà renderne conto alle autorità preposte, ma al momento a pagarne le conseguenze sarà solo la comunità savianese, con una mossa più simbolicamente punitiva che di profilassi sanitaria e figlia più di un’ostilità politica che di un vero provvedimento ad hoc. A questo punto dovrebbero subire le stesse conseguenze anche Baiano e Nola, nonché tutte quelle cittadine i cui abitanti e rappresentati politici erano presenti alle varie tappe del funerale.

Sta di fatto che quei sindaci non hanno risposto ai loro concittadini com’era più giusto fare; migliaia di persone relegate in casa con le loro problematiche economiche, le loro sofferenze e i loro lutti, ma hanno risposto prima di tutto a ciò che li rappresenta e li accomuna e al quale più tengono, il potere. Sarà anche per questo che, dalla rivolta dei baroni ad oggi, le cose, qui da noi, stentano a cambiare.