La chiesa ipogea di Santa Maria del Pozzo
A molti è ignoto ma al disotto della cinquecentesca chiesa di santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana esiste una chiesa sotterranea ben più antica che secondo la tradizione sarebbe stata costruita dal re Roberto d’Angiò nel 1333.
Torniamo ancora a Somma vesuviana per un’altra visita virtuale in uno straordinario sito a pochi metri dalla villa augustea di cui abbiamo scritto di recente.
La fondazione
Le vicende storiche di questa chiesa non sono perfettamente chiarite ma l’ipotesi più plausibile relativa alla sua origine pare essere proprio quella che data al 1333 la fondazione. Ciò sarebbe avvenuto in occasione del gli accordi per le nozze tra Andrea d’Ungheria, che era anch’esso un d’Angiò, e la nipote diretta ed erede al torno di re Roberto, ossia Giovanna d’Angiò, che poi diverrà regina col titolo di Giovanna I di Napoli. I due all’epoca erano ancora bambini e gli accordi furono presi tra re Roberto e il nipote Carlo I di Ungheria (Carlo Roberto d’Angiò).
L’incontro tra Roberto e Carlo I avvenne in una località denominata “I prati di Nola”, nei pressi di quella che poi sarà la residenza reale aragonese di Somma Vesuviana conosciuta come “Starza della Regina”, e qui si decise di edificare un tempio dedicato a “Nostra Donna”. Molto probabilmente però in questa data re Roberto restaurò e forse ampliò una chiesa già esistente (forse intitolata a santa Lucia) a sua volta realizzata, molto probabilmente, sopra un antico edificio di epoca Romana.
L’interramento e il maiale esploratore
Nel 1488 una violenta alluvione colpì questo versante del monte Somma seppellendo sotto una coltre di fango di diversi metri tutto ciò che incontrò sul proprio cammino, tra cui l’antica chiesetta ivi presente.
Si racconta poi che dopo qualche anno un allevatore per seguire un maiale penetrato nella chiesetta attraverso un foro scoprì un altro ambiente sotterraneo ancora più antico dove vi erano affrescate alcune immagini sacre.
Pare che da qui nacque l’appellativo “del pozzo” poiché questo piccolo sacello fu creduto un antico pozzo o cisterna, che secondo alcuni poteva essere stato anche appartenente all’acquedotto augusteo.
La nascita della chiesa rinascimentale
La regina Giovanna d’Aragona “la triste Reyna“, come prese a firmarsi una volta divenuta vedova di suo nipote Ferdinando II d’Aragona, e che in quel periodo dimorava alla Starza, venuta a conoscenza dell’accaduto acquistò il luogo e vi fece erigere una nuova chiesa con monastero donando il tutto all’ordine francescano con l’assenso di papa Giulio II.
Alla morte della regina avvenuta nel 1518, la chiesa non era ancora completata ma si sa che questa a venne consacrata nel 1575. L’Antica chiesa medioevale venne da allora adibita a cripta cimiteriale.
La visita alla chiesa ipogea
Oggi questa primitiva chiesa, ormai ipogea, è senz’altro la parte più Interessante dell’intero complesso religioso poiché ciò che è fuori terra è frutto di un restauro condotto nella seconda metà del XX secolo con l’intenzione di liberare l’antico aspetto rinascimentale dalle superfetazioni realizzate nel periodo barocco, ma che a causa di libertà stilistiche e azzardati “colpi di mano” ne realizzò sostanzialmente un falso storico.
Le superfici murarie della chiesa medioevale erano, e in parte lo sono ancora, interamente affrescate, ma la parte meglio conservata e più significativa è senz’altro l’abside. Qui un palinsesto pittorico ci racconta delle varie evoluzioni della chiesa.
Gli affreschi dell’abside
Lo strato di affreschi più antico risale probabilmente al XII o XIII secolo (anche se alcuni autori lo retrodatano al X – XI) e testimonia la presenza di una chiesa precedente alla costruzione angioina del 1333, vi sono ritratti i 12 apostoli intorno a una figura centrale oggi coperta dall’immagine della Madonna in trono con in braccio Cristo bambino benedicente, facente parte del ciclo di affreschi fatto realizzare da Roberto d’Angiò.
Ad di sopra di questi nel 1635 fu realizzato un nuovo affresco dedicato all’Immacolata Concezione del quale oggi ne resta solo il viso poiché lo strato dipinto fu rimosso per portare alla luce gli affreschi medievali.
La discesa al “pozzo”
Alla sinistra dell’abside una scalinata conduce tre metri più in basso a quello che era denominato “pozzo”, ossia, il sacello cui si fa riferimento nella leggenda del maiale. Si tratta forse una cisterna di origine romana successivamente riutilizzata come luogo sacro. Qui altri affreschi parietali ritraggono la Vergine, in particolare il più rilevante è quello contornato da un altarino in stucco dipinto con al centro la Madonna allattante.
Da pronao a cimitero
Altri affreschi ritraenti la Vergine sotto vari titoli sono presenti in quello che doveva essere il pronao d’ingresso della chiesa medievale (ci sono diverse colonne ancora in loco) e che oggi accoglie un’area cimiteriale. Anche qui ritorna il tema della Madonna allattante,
in particolare in un affresco di fattura rinascimentale che, nonostante il cattivo stato di conservazione, è certamente il più rilevante dal punto di vista qualitativo.
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