Riceviamo e pubblichiamo un intervento a firma di Angelo De Marco sull’attualità politica e sulla scelta del Governo di attuare un taglio al numero dei parlamentari.
E cosicché la prima iniziativa concreta della nuova maggioranza parlamentare è stata la riduzione del numero dei parlamentari. Non è una sorpresa. Era un punto dirimente, imposto dal M5S per avviare la nuova esperienza di governo. Grazie a questa “riforma” si otterrà un risparmio economico valutato nella quantità di due caffè per cittadino all’anno.
Anche la questione dell’eccessivo numero di parlamentari italiani rispetto agli altri Paesi è una fake news. L’Italia è uno dei Paesi Europei con meno parlamentari in Europa, per numero di abitanti: 1,6 parlamentari ogni 100.000 abitanti (contro, ad esempio, i 2,2 del Regno Unito e del Portogallo; fino a i 16,4 di Malta).
Lasciando da parte i numeri, passiamo ai temi politici e di principi generali. Anzitutto, molto banalmente, la riduzione del numero dei parlamentari è una riduzione della rappresentanza democratica. Se ci pensiamo, è paradossale come questa iniziativa sia stata caldeggiata da chi propone la democrazia diretta tra i principi fondamentali della sua ragion d’essere.
Nella sua accezione teorica più pura, la democrazia diretta consisterebbe nel consentire a tutti i 60 milioni circa di cittadini italiani di esercitare il potere legislativo, senza alcuna forma di rappresentanza.
E alla fine è attuato esattamente il contrario: la restrizione del livello di rappresentanza democratica, con il pericolo che ad emergere in modo ancora più prepotente siano forme di oligarchie organizzate. In particolare con sistemi elettorali, come quelli avuti negli ultimi tempi, che privilegiano le scelte dei capi partito, rispetto alle scelte degli elettori.
In più ci saranno territori, i quali difficilmente troveranno una rappresentanza parlamentare. Il nostro piccolo Sannio è una delle più probabili e potenziali vittime. Infine la questione politica è la seguente: la riduzione del numero dei parlamentari è stata la prima cambiale che PD, LeU, Italia Viva, con la solitaria e valida eccezione del Partito Socialista Italiano, hanno dovuto pagare ai propri alleati di Governo.
Il problema è che non si riesce ad intravedere una “contropartita considerevole”. Nessuna proposta programmatica, forte e concreta, che il Centrosinistra abbia imposto ai suoi alleati.
Né l’abrogazione dei Decreti Sicurezza, né una riformulazione del Reddito di Cittadinanza, né la modifica di Quota 100, né una proposta di tassazione sui grandi patrimoni che consenta una maggiore spesa sociale.
Non moriremo tutti iscritti alla piattaforma Rousseau.
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