Il Nevoso del Regno di Napoli
A pochi è noto ma uno dei cibi preferiti dai regnanti napoletani, in particolare i Borbone, era un gelato; un gelato un po’ particolare e, inutile sottolinearlo, l’ennesimo primato del regno da aggiungere alla lunghissima lista, poiché tale gelato può essere considerato l’antesignano di quello che diventerà famoso secoli dopo.
Parliamo del “Nevoso nel cuppetto”: così era conosciuta questa specialità in uso nella corte napoletana per allietare i fine pasto regali o anche le passeggiate all’aperto tra una battuta di caccia e l’altra.
Questo gustoso gelato che ebbe una stagione di gran successo cadde nel dimenticatoio, così come tante altre cose, con l’avvento dell’Unità d’Italia e da allora nessuno ne ha più sentito parlare.
Di recente però alcuni studiosi ne hanno individuato la ricetta in un antico manoscritto attribuito ad Aloisio Guarracino detto l’Aprilante, un cuoco molto famoso ai suoi tempi e richiesto dalle corti di tutta Europa.
La ricetta
Nel libro de l’Aprilante intitolato “De Coquina Bona, ovverochessia le pietanze migliori pe’ li grandi e li ‘moccafava”, la ricetta è riportata al verso di un foglio vergato a mano e ci racconta passo passo come produrre il gustoso gelato:
“Pigliarai no tomolo di jaccio de neva bona de l’Epomeo, ne farrai tanta pallottole e accussì le conciarai di Cannella, mennole, limone de surriento e le spezie le più gustose ca truvarriaje.
L’ammiscarrai lippa pe’ no lo squagliare… poscia po’ ne farrai tante mazzarelle come a doje dete e lo miettarrai dinto a ‘no cuoppo de carta cinesa come fosse ‘no cannolicchio…”.
Assicurate di fare acciò prontamente quanno che sia l’ora de lo servire ‘a la tavola
Accussì farai la gioia de la mazzamma..”
Strane affinità
La ricetta è molto interessante a cominciare dall’ingrediente principale, ovvero il ghiaccio che si produceva sul monte Epomeo, nell’isola di Ischia, conservando in apposite fosse la neve raccolta durante l’inverno che poi veniva venduta sotto forma di ghiaccio nella bella stagione.
L’Aprilante ci dice di aggiungere le spezie, ovvero i gusti desiderati e lavorarlo lippa ossia velocemente e mettere il tutto in un cono di carta di forma allungata.
Già basterebbe questa semplice descrizione per far accendere qualche lampadina alla nostra curiosità.
Ai nostri giorni
In verità non sappiamo se qualcuno nell’industria dolciaria moderna fosse a conoscenza di questa ricetta ma di certo le coincidenze fanno propendere per una risposta affermativa aprendo la strada a più di un dubbio sul fatto di trovarci innanzi all’ennesimo caso di scippo culturale ai danni della creatività partenopea.
A suffragare questa ipotesi pare inoltre che il gelato fosse molto apprezzato anche per il divertimento che generava tra i commensali nel doverlo gustare velocemente, ossia “lippa lippa”, come si diceva allora, da cui nacque anche lo scherzoso modo di dire “Magnatell cu a lippa!” detto a chi non riuscendo a gustare il gelato nel suo coppetto lo faceva sciogliere risultando così incapace di fare e forse di intendere, restando con le mani vuote e un nulla di fatto.
Da quel modo di dire ad oggi il passo è fin troppo palese come dire: “Magnete ‘o
calippo!”
2 aprile 2023
Anche quest’anno ve l’abbiamo fatta, e molti di voi hanno abboccato all’amo di questo nostro bonario pesce d’aprile. Purtroppo, una lettura veloce e l’ammiccamento a tematiche a molti care, hanno favorito la diffusione e l’ignaro apprezzamento di questo nostro tradizionale scherzo. Spero non ne abbiate a male per questo nostro prendervi in giro, anche perché, almeno noi, lo facciamo solo una volta all’anno.
Il Direttore
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