La “Casa Bianca” del Vesuvio

Un’immagine attuale della Casa Bianca del Vesuvio (foto di E. Di Caterina)
Continuiamo il nostro viaggio nel Vesuviano sconosciuto con il nostro Ettore di Caterina, stavolta facciamo tappa a Boscotrecase.
La Redazione
Pur sconosciuta ai più, cionondimeno anche sul Vesuvio esiste una “Casa Bianca” dallo straordinario curriculum storico.
All’epoca del Grand Tour essa era infatti adibita, oltre che a masseria, a locanda per accogliere i viaggiatori che si accingevano a scalare il nero cono del Vulcano. Tra i tanti viaggiatori che vi transitarono va menzionato, in particolare, il socio del CAI di Milano Achille Ratti, asceso al soglio pontificio come papa Pio XI. Egli si fermò alla Casa Bianca durante un’affascinante ascesa notturna al Vesuvio, effettuata nella notte di capodanno del 1900, della quale resta, sia una poetica relazione autografa, sia una straordinaria foto di gruppo:<<… l’istantanea del signor Raithel sotto la sapiente direzione del suo padrone, ci fissava un gruppo di magnesio abbastanza ben riuscito – l’ho qui davanti, caro ricordo, grazie alla squisita cortesia del medesimo signor Raithel>> Un altro viaggiatore celebre, viepiù transitato per Casa Bianca, è il celeberrimo scrittore spagnolo Vicente Blasco Ibáñez (Sangue e arena – I quattro cavallieri dell’Apocalisse) che ha lasciato una “malevola” traccia di questo passaggio nel suo libro “En el país del arte. Tres meses en Italia”: <<Si giunge alla Casa Bianca, un’osteria che è l’ultima abitazione prima del cratere, punto di sosta degli escursionisti per far riposare i cavalli. Bisogna difendersi valorosamente dalla proprietaria, che minaccia la tua borsa con la solita bottiglia di vino del Vesuvio, e quando si va in cerca del cavallo, te lo portano due ragazzotti che sembrano essere spuntati dal suolo con l’unico fine di estorcerti un’altra mancia>>
I momenti più emozionanti della sua storia la Casa Bianca del Vesuvio li ha però vissuti durante la terribile eruzione del Vesuvio del 1906 epoca in cui rischiò seriamente di essere travolta dalla colata di lava fuoriuscita da una bocca a bassa quota: <<Dalla nuova bocca è venuta fuori durante tutta la notte grande quantità di lava, da far temere gravi danni ai vicini vigneti e alla nota Casa Bianca del signor Giovanni Cesaro (da Il Mattino dell’Aprile 1906)>> Durante l’eruzione del 1906 Casa Bianca divenne, inoltre, la sede, di fatto, della prima riunione di “protezione civile” della storia italiana:<<Il servizio di sorveglianza dei carabinieri è fatto alla cosiddetta Casa Bianca, a mezz’ora di distanza dall’abitato di Boscotrecase>>. Finanche Mercalli, famoso per aver inventato l’omonima scala di misurazione dei terremoti, si recò alla Casa Bianca ove ebbe modo di scattare una foto che riportava la seguente didascalia:<<La lava delle bocche di Casa Fiorenza, viste dalla Casa Bianca. Sul fianco Sud del Gran Cono si vede il distacco della gran frana che ha seppellito il Restaurant di casa Fiorenza>>.
La Casa Bianca ha assunto un’importantissima funzione anche nella seconda guerra mondiale. In quell’occasione, a seguito della sua posizione strategica, in grado di assicurare il controllo visivo della piana antistante e del Golfo di Napoli, fu adibita a quartier generale del corpo di occupazione tedesco.
Oggi Casa Bianca, nonostante la sua straordinaria storia, è allo stato di rudere. Percorrendo lo stretto stradello che conduce presso di essa, sulla destra è possibile scorgere un corpo di fabbrica separato. Si tratta dell’antico salone da pranzo particolarmente gradito dagli ospiti della locanda, a causa del panorama mozzafiato che era possibile scorgere dall’interno.
Straordinariamente interessanti sono anche le cantine della “Casa Bianca”. Si tratta probabilmente della riattazione a questo scopo di una cavità preesistente, conseguenza del cosiddetto fenomeno dell’ingrottamento. Quando, infatti, le lave sono particolarmente fluide e ad alta temperatura, può accadere che, mentre lo strato superficiale raffreddandosi si solidifica, quelli più profondi continuino a scorrere per lunghi tratti, a temperatura inalterata, grazie all’effetto isolante provocato dai magmi solidificatisi. Il risultato finale del fenomeno è appunto la formazione di una cavità sotterranea.
Il rudere di Casa Bianca (anche noto come Casa Cesaro, dal cognome dei suoi ultimi abitanti) ha inoltre mantenute inalterate le caratteristiche costruttive tipiche degli edifici rurali vesuviani: un piano seminterrato destinato a deposito-cantina e un primo piano destinato ad abitazione; la presenza di un’anticantina (il cellaio) dove trovavano collocazione sia lo “strettoio” (il macchinario con cui si premevano le vinacce), sia le botti destinate a contenere il vino nuovo; l’utilizzo delle volte per i tetti; il ricorso ad archi a sesto “ingannato” (con intradosso abbassato ed estradosso meno curvo) per ridurre le altezze e i costi di costruzione; l’utilizzo di materiali costruttivi locali ossia: la pietra lavica più compatta per la costruzione dei muri perimetrali portanti, quella più leggera e porosa per gli archi e le volte (in modo da ridurre le spinte trasversali sui muri e prolungare la durata dei fabbricati); il lapillo per i pavimenti e per l’impermeabilizzazione delle volte; le ceneri e le sabbie pozzolaniche per le malte; il ricorso alle cisterne di acqua piovana, per porre rimedio sia alla eccessiva profondità della falda acquifera, sia alla assenza di fonti e sorgenti.
Di Ettore di Caterina