Articolo 11 della Costituzione Italiana

Guernica

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Questo articolo fu voluto dai padri costituenti, è formato da un unico comma e contiene un periodo complesso, afferma che il nostro Paese rifiuta la guerra come mezzo per opprimere gli altri popoli.

L’Italia, però, può partecipare a una guerra solo in due casi:

Guerra difensiva: l’Italia viene attaccata da un altro Stato (Per questo fa parte della NATO, costituita da 29 Paesi);

Per difendere la pace in altri posti del mondo

(L’Italia fa parte anche dell’ONU, costituita da 193 Paesi, che si riuniscono nell’assemblea costituente).

Lo scrittore italiano Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana,15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985), nel suo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947, Torino;Einaudi) scrisse:

«L’esplosione letteraria di quegli anni in italia fu, prima che un fatto d’arte, un fatto fisiologico, esistenziale, collettivo. Avevamo vissuto la guerra, e noi più giovani – che avevamo fatto appena in tempo a fare il partigiano — non ce ne sentivamo schiacciati, vinti, “bruciati”, ma vincitori, spinti dalla carica propulsiva della battaglia appena conclusa, depositari esclusivi d’una sua eredità. Non era facile ottimismo, però, o gratuita euforia; tutt’altro: quello di cui ci sentivamo depositari era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, un rovello problematico generale, anche una nostra capacità di vivere lo strazio e lo sbaraglio; ma l’accento che vi mettevamo era quello d’una spavalda allegria. Molte cose nacquero da quel clima, e anche il piglio dei miei primi racconti e del primo romanzo. Questo ci tocca oggi, soprattutto: la voce anonima dell’epoca, più forte delle nostre inflessioni individuali ancora incerte.

L’essere usciti da un’esperienza – guerra, guerra civile – che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi  di storie da raccontare, ognuno aveva avuto la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose, ci si strappava la parola di bocca.

La rinata libertà di parlare fu per la gente al principio il cappello di « autobiografia d’una generazione letteraria », entrando subito a parlare di quel che mi riguarda direttamente, forse potrò evitare la genericità, l’approssimazione…), un paesaggio che nessuno aveva mai scritto davvero”

Gli scrittori dell’immediato dopoguerra sentivano il bisogno di raccontare quel clima colmo di tensione. Pin,il protagonista del romanzo, viene scelto da Calvino per raccontare l’esperienza partigiana, senza assumere un tono didascalico e celebrativo.

Si dice che spesso la musica, i libri e i film siano collegati tra loro. Non sempre è così, anche se in alcuni casi possiamo trovare un determinato argomento come input (Per esempio la guerra, come nel caso di questo articolo), e la diversa elaborazione delle sue sfumature in altri campi (Anche quelli sopra citati).

È proprio il caso della canzone Heal The World, che rappresenta un inno alla fratellanza e all’unione, affinché possano contrastare l’ingiustizia e la sofferenza, e racchiude in sé il messaggio più importante che il testo possa trasmettere:

“Prendersi cura degli altri”

(Come ne: ”La Cura” di Franco Battiato, anche se qui si parla dell’amore che proviamo nei confronti della persona amata). Ma affrontare ciò che si è sviluppato nel mondo nel corso degli anni non è facile. Il gesto di una singola persona non potrà mai cambiare le sorti altrui: è importante che tutti si uniscano per affrontare tutto ciò. Questa canzone, tratta da Dangerous (L’ottavo album in studio di Michael Jackson), parla anche di come il destino del mondo sia nelle mani di tutti noi, dentro ogni nostra azione.

Esistere: significa stare fermi, perdere tutto, senza agire per cambiare il mondo.

Vivere: consiste nel lavorare, non perdere l’occasione per fare del bene (Sia a noi stessi che agli altri).

La prima cosa per salvare il mondo è cambiare noi stessi.

Smettiamola di esistere e iniziamo a vivere.

Nel videoclip ufficiale vengono mostrate scene nei vari Paesi del mondo, di bambini che vivono situazioni difficili: è uno dei pochi video in cui Michael non compare. La risoluzione per questo problema sembra essere l’amore: per rendere il mondo un posto migliore il cambiamento deve partire da noi stessi (Messaggio ribadito in: ”Man In The Mirror”)

Ancora oggi Heal The World ci incoraggia ad aiutare gli altri facendo la nostra parte.

Di Stella Castaldo