Rischio Vesuvio, dietrofront della Regione

Piani d’emergenza a confronto (foto fonte CdS/PC)

A che pro avviare i protocolli d’intesa con le altre regioni italiane per poi disdire tutto cambiando idea?

Un mesetto fa, se non meno, la Regione Campania annunciava come un evento ciò che tutti già conoscevano perché era già patrimonio del vecchio piano di emergenza della Protezione Civile, ovvero il fatto che i comuni vesuviani della zona rossa (ma anche quelli dell’area Flegrea) sarebbero stati smistati in varie regioni italiane in caso di eruzione.

Sarà stato che a qualcuno forse non piaceva la montagna e qualcun altro preferiva il mare, ma l’ordine delle assegnazione del vecchio piano del 2001 viene cambiato e così, nonostante una rete di infrastrutture quasi inesistente e là dove esiste è insufficiente per gestire un flusso di centinaia di migliaia di anime, sono stati avviati i protocolli di intesa tra le varie regioni. Meglio tardi che mai e meglio di niente verrebbe da dire.

E invece no! Veniamo a sapere che in realtà non è più così poiché la Regione ci ripensa decide che forse è meglio rimanere entro i confini campani là dove esistono aree pressoché disabitate e pronte ad accogliere i rifugiati vesuviani e flegrei. Come spesso accade in questi frangenti c’è chi si assume la paternità della nuova pensata, vedi ad esempio il sindaco di Ottaviano Luca Capasso già presidente della Comunità del PNV, oppure l’opposizione consiliare regionale del M5S che pure dice la sua. In verità la proposta non è nuova e trova illustri sostenitori quali ad esempio Ugo Leone, intervistato dal sottoscritto nel 2011 e ad ogni modo c’è stato chi, a vario titolo e seguendo strade diverse, ha provato a dare una risposta in tempo di pace ad un enigma che nessuno sa sciogliere o che forse non vuole provare neanche a sciogliere realmente.

In effetti a cominciare dal Prof Vajatica che almeno dal 2010 avvertiva, in mancanza di un serio piano di evacuazione, la necessità di un trasferimento altrove prima dell’eruzione, c’era chi già si interessava a questa nuova eventualità, ma la politica era sorda a ciò che era patrimonio di poche voci isolate. Parliamo di quei tempi in cui l’Ospedale del Mare era in zona gialla e quando i confini della zona rossa seguivano pedissequamente quelli amministrativi e, le vie di fuga, così come oggi, si sviluppavano in maniera anacronistica rispetto alla realtà territoriale e demografica del Vesuviano.

La cosa che però mi ha spinto a scrivere quest’articolo e che più mi lascia perplesso è il quasi repentino cambiamento di idea avuto dalla Regione, il suo passaggio dalla convinzione nell’esodo peninsulare in favore dell’altrettanto convinto esodo regionale. Non entro in merito poiché l’idea di ripopolare le zone campane mi sembra buona; ma! Se prima quella era l’idea migliore ed è un’idea consolidata da tempo, perché avviare i protocolli per poi cambiare subito dopo idea? Ma avranno veramente idea di quello che fanno o seguono gli umori della rete?

Ma soprattutto, siamo sicuri che anche in questo caso, vista la nostra realtà territoriale, e vista la consistenza di chi ci amministra, non ci sia stata la solita volontà burocratica di tenere le carte a posto e lasciare che il cerino si spenga nelle mani di qualcun altro?

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.