Un saluto a Gennaro di Paola l’ultimo partigiano

Gennaro di Paola in una foto di Ciro Teodonno del 2011

Ieri notte si è spento all’età di 97 anni Gennaro di Paola, un partigiano, ma soprattutto uomo di pace. Un esempio di coerenza e fedeltà ai propri ideali antifascisti.

Ci sono uomini che lasciano un segno e lo fanno per le loro imprese, per quel che hanno fatto per il proprio paese o per semplice e coinvolgente popolarità, ma raramente ho saputo di uomini che abbiano lasciato un qualcosa di indelebile presso la propria comunità, essendo semplicemente se stessi, aprendo strade con discrezione e fermezza allo stesso tempo.

È questo senz’altro il caso di Gennaro di Paola, che si è spento la notte della vigilia di Natale a 97 anni. Gennaro aveva conosciuto il nazi/fascismo e per questo lo aveva combattuto ma da allora, dalle gloriose 4 Giornate di Napoli in poi, aveva continuato per tutta la sua vita nel perseguire il suo ideale universale di pace, avversando ogni tipo di prevaricazione. Non lo faceva solo come un reduce, ma come un uomo dei suoi tempi e della sua terra, regalandoci tra l’altro descrizioni toccanti e poetiche della sua Resistenza e della sua Massa di Somma. Amava trasmettere questi ideali soprattutto alle nuove generazioni per evitare che coll’affievolirsi del ricordo di quei tragici eventi bellici, si affievolisse anche il principio di libertà e di reazione contro ogni tipo di regime autoritario. Gennaro aveva una parola per chiunque fosse disposto ad ascoltare il suo messaggio, semplice e lineare come il suo pensiero. Gennaro di Paola si concedeva con disponibilità ai giornalisti ma amava chiacchierare con le persone al bar o per strada, era una persona semplice ma risoluta, perché conosceva l’importanza del suo messaggio.

In un epoca di relativismo, là dove essere comunisti o partigiani va ormai a braccetto con le aberrazioni di un capitalismo alienante, Gennaro ha dato l’estremo esempio della sua coerenza, scegliendo laicamente e discretamente di salutarci, lasciandoci la strada aperta e ampiamente percorsa verso i principi di giustizia sociale e di fratellanza, spetta a noi seguirne l’esempio ed essere degni discepoli di un piccolo grande uomo.

Un’intervista a Gennaro di Paola

Un ricordo di Salvatore Esposito

In queste ore abbiamo perso un vesuviano straordinario. Forse questa qualificazione geografica gli avrebbe fatto storcere un po’ il naso ma Gennaro di Paola è stata una persona semplicemente straordinaria che però amava definirsi “cittadino del mondo”.

Però le sue radici erano forti e certe. Napoletano del quartiere Arenella poi trasferitosi nel vesuviano e nella nostra amata Massa di Somma, città che avrebbe dovuto riconoscergli qualche merito in più in vita.

Gennaro è stato un comunista rigoroso e serio. Non ha mai rinnegato una ideologia (spesso su questo punto c’era tra noi dissenso) ma non ha mai perso occasione per criticare una classe dirigente – quella comunista – che dalla fine degli anni ottanta ha cambiato etichetta.

Gennaro di Paola fu con suo piacere la mia cavia per il mio primo articolo giornalistico firmato per L’Ora vesuviana. Una bella intervista ad una persona verso cui ho sempre registrato una infinita stima da parte di molti anziani massesi (mio nonno lo idolatrava).

Gennaro era testimonianza vivente, memoria che si faceva corpo e voce. Nei suoi racconti c’era l’immagine viva delle barricate dei tanti giovanissimi napoletani che si ribellarono all’occupazione nazista.

C’è una storica canzone napoletana che Gennaro detestava: “Simm ‘e Napulè paisà“.

C’è un passaggio che proprio non digeriva e che io inizialmente non riuscivo a capire il perché.

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto,
chi ha dato, ha dato, ha dato,
scurdámmoce ‘o ppassato,
simmo ‘e Napule paisá!.

Per Gennaro il passato non andava archiviato, non lo si poteva dimenticare. Anche se era un passato fatto di atti atroci come quelli generati dalla guerra.

Per me Gennaro è stato questo: partigiano della memoria e a lui dobbiamo l’impegno a coltivare memorie collettive che non devono essere smarrite.

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