Lave Novelle, prima che sia troppo tardi

Segnaletica all’imboccatura di via Castelluccio ad Ercolano

Nel mentre l’ex campo rom di Barra brucia indisturbato a giorni alterni e il nostro panorama ricomincia riempirsi di mortiferi pennacchi, decidiamo di riportare l’attenzione su quella che a tutti gli effetti è considerata una parte rilevante della Terra dei fuochi vesuviana. L’area delle Lave Novelle.

Da decenni la zona delle Lave Novelle a Ercolano è diventata il ricettacolo di sversamenti illegali da parte dell’economia sommersa e dei privati cittadini; oggetto d’attenzione delle ecomafie e dell’inciviltà locale, che poi non sono altro che le due facce della stessa medaglia.

Crateri sotto al cratere, cave di pietra lavica riempite prima “legalmente” e poi in maniera fraudolenta da chiunque si fosse sentito in diritto di farlo, e facendolo in maniera indisturbata. Solo negli ultimi anni c’è chi si è stancato di essere oggetto delle conseguenze di questi atti malavitosi e per questa ragione la cittadinanza attiva continua a mantenere alta l’attenzione e a parlarne ancora, prima ancora che un nuovo rogo riporti l’attenzione dei media locali e nazionali su questi disgraziati luoghi.

Stamattina (sabato 22 luglio 2023) abbiamo ancora una volta percorso via Castelluccio ad Ercolano; più che una via, può essere definita, senza retorica alcuna, una vera e propria discarica a cielo aperto. Dalle sue viuzze sgangherate che si diramano a monte e a valle è possibile raggiungere Cava Fiengo, Cava Formicola, Cava Montone, Cava Ammendola e Formisano e tutta quella serie di luoghi maledetti, destinazione finale di una gran parte dei nostri rifiuti e della nostra ipocrisia. Gli sversamenti, nascosti agli occhi di chi non vuol vedere, dalla vegetazione spontanea e dal compattamento delle ruspe, sono tanti e beffardamente si alternano alle inutili telecamere, messe in loco dal Comune di Ercolano e dall’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, e che a tutto fungono tranne che da deterrente agli sversamenti abusivi e, come spesso abbiamo testimoniato, neanche ai roghi tossici.

Via Filaro, lontana dal mondo, dalle telecamere e dalla civiltà, a un tiro di schioppo dal CTA dei Carabinieri Forestali, continua anche lei ad essere oggetto di scarico di rifiuti e il rischio è che lì, come in tutta la zona, qualcuno o qualcosa appicchi l’ormai rituale incendio. Per tale ragione non ci arrendiamo alla comune rassegnazione della cittadinanza e alla cecità istituzionale e lanciamo il nostro grido d’allarme per evitare che scoppi l’ennesima bomba ecologica.