Si scrive Moebius, si legge Eternità

Opera esposta alla mostra (foto di F.Sangiovanni)

A Napoli, Moebius, ha  già lasciato il segno.

Due volte almeno: nel 2000 e nel 2007 ed entrambe le volte, in occasione del COMICON (il salone mondiale del fumetto di Napoli) dove ha regalato alla città una delle più essenziali e sorprendenti dichiarazioni d’amore: “Mourir et voir Naples“.

Facciamo un passo indietro, però, chi è Moebius?

Jean Giraud, in arte Gir, in arte Moebius, è un autore fumettista, illustratore Francese che dagli anni ‘60 fino a poco prima della sua scomparsa, non ha mai smesso di produrre opere a fumetti debuttando, dapprima con il suo Tenente Blueberry in pieno far west, per poi dedicarsi alla sua vera passione: La fantascienza, ambito che ha completamente ridisegnato, ridefinito ed ispirato.

Sua, insieme ad altri 3 colleghi visionari ( Philippe Druillet, Jean-Pierre Dionnet e Bernard Farkas) è Les Humanoïdes Associés, la casa editrice che nel 1977 pubblica la rivoluzionaria rivista visuale “Metal Hurlant“, capostipite di una intera generazione di disegnatori e artisti che ancora vediamo ai giorni nostri.

Tra le sue opere più significative ci sono Arzak, Il garage Ermetico, l’Incal (creato a 4 mani con il regista e filosofo Alejandro Jodorowski) e tanto altro, ma il suo apporto visionario ha trasceso il medium cartaceo arrivando ad ispirare Registi come Luc Besson con il V Elemento e Ridley Scott con Blade Runner.

Ma torniamo ai giorni nostri.

Anche dopo la sua scomparsa, Moebius torna a lasciare il segno a Napoli con una mostra di suoi disegni mai vista prima, con tavole ed illustrazioni originali che prende il nome di “Alla ricerca del tempo“, un percorso ricco e meticoloso che lascia decisamente a bocca aperta.
L’evento, fortemente voluto da Comicon e da loro interamente curato (dai rapporti con la fondazione Moebius, fino a quelli diretti con i familiari dell’artista che sono stati presenti durante l’allestimento) è iniziato il 10 Luglio e finirà il 4 ottobre e si snoda attraverso le stanze del MANN dedicate alla protostoria.
Nessuno spazio avrebbe potuto rendere meglio, difatti, lo spirito delle opere che spaziano dalle tavole dei volumi più conosciuti fino alle tele perse nei deserti eterni dell’immensità del suo inconfondibile tratto.
Si parte dal minimalismo astratto, per poi scorrere lentamente tra le sfumature di Ecoline e china che raccontano una Venezia del futuro, si fa tappa alle sfere celesti del paradiso dantesco illustrato, per poi fermarsi ai piedi delle enormi strutture fantascientifiche e monolitiche dove si percepisce la polvere delle ere che scolpisce i volumi geometrici, cristallini e i volti che sembrano a loro volta manifestazioni dello stesso museo nel silenzioso e vivace immaginario di Moebius.

Se non ci siete andati ancora, è una esperienza assolutamente da vivere, accompagnati anche dalle tecnologie di realtà aumentata che rendono ancora più interattiva la mostra.
Se avete avuto la fortuna di esserci già stati, un ritorno, per godersi ancora un goccio di eternità in forma d’inchiostro.

Di Francesco Sangiovanni