Cusano Mutri, alla scoperta dell’antico borgo sannita

uno scorcio di Cusano Mutri (foto F. Sangiovanni)

Quando parliamo di Sannio, parliamo di una regione geografica che ha poco a che fare con le moderne cartine geografiche, piuttosto parliamo di uno dei luoghi più importanti per la storia, l’archeologia e l’antropologia Italiane.

Il Sannio antico costituiva una regione che inglobava a se un popolo stanziato tra: Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata settentrionale e basso Lazio, e che ha visto nientedimeno (a sue spese) l’espansione della Roma fino al I secolo avanti Cristo.

Insomma, ci sarebbe da raccontare (e chissà che non succeda) tantissimo di questo popolo che solo in Campania era diviso in Pentri, Lucani, Osci e Irpini e che tantissimo ha lasciato come testimonianza a noi posteri.

Proprio sui Pentri mi soffermerò ancora per poco, poiché i primissimi abitanti del luogo di cui parleremo in questo articolo.

Il popolo dei monti

A quanto pare il loro nome aveva origine celtica: “popolo dei monti” cosa che non sorprende affatto, considerando che molte delle tradizioni pre-cristiane dell’appennino Irpino-Sannita sono molto vicine alle tradizioni ed i riti celtici tramandati dai reperti anche nord-europei. La loro capitale, Bovianum (presumibilmente l’attuale Bojano) guardava sulle loro altre due città principali, l’attuale Isernia e l’attuale Alife. Tra queste due città, sull’altro versante del Matese, spiccava Cossa che insieme a Telesia furono distrutte dai Romani e rinominate Cosano e Telese. Da qui a Cusano, il passo è breve.

uno scorcio di Cusano Mutri (foto F. Sangiovanni)

La Coppa sannita

Ed eccola qui: Cusano Mutri, che nella simbologia topografica antica era rappresentata da una coppa nella quale versava il fiume Titerno, all’imbocco della straordinaria Valle caratterizzata dal canyon delle Forre di Lavello.

uno scorcio di Cusano Mutri (foto F. Sangiovanni)

Le prime notizie, come è solito in questi casi, arrivano dai documenti religiosi che documentano le primissime messe all’interno del castello (oggi visibile solo per alcuni ruderi) fin da V secolo e l’arrivo poi di alcuni monaci benedettini nell’VIII secolo che si insediarono nell’abazia di Santa Maria del Castagneto.

La vera svolta fu, però, quando in tardo medioevo, i normanni conquistarono la località dandole la forma che tutt’ora conserva nonostante i devastanti terremoti del 1688 prima e del 1980 dopo.

uno scorcio di Cusano Mutri (foto F. Sangiovanni)

Su e giù per le antiche scale

Il borgo, in effetti, sia visto dal basso, che dall’interno è a tutti gli effetti un arrocco medioevale costruito attorno ad un castello e ad una chiesa intitolata ai Santi Pietro e Paolo (tra l’altro è possibile osservare le decorazioni in bassorilievo sul piperno alla base dell’ingresso, tipiche del basso medioevo). Tutte le strade sono costellate da scalinate che si abbarbicano sul fianco della collina e che creano un gioco di geometrie e volumi davvero impressionante, soprattutto considerato l’uso del granito e del marmo bianco sia per le decorazioni urbanistiche, sia per gli elementi architettonici.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo (foto F. Sangiovanni)

Passeggiando per Cusano, di tanto in tanto ci si può fermare ad affacciarsi ad uno dei tanti parapetti che si alternano di gradinata in gradinata, delle vere e proprie finestrelle negli spazi irregolari dei palazzi che affacciano sui caratteristici tetti a spiovente e che lasciano intravedere l’immensità della valle ai piedi del paese.

Il campanile dei Santi Pietro e Paolo si scorge da un vicolo di Cusano Mutri (foto F. Sangiovanni)

Due appuntamenti da non mancare

Varrà la pena tornarci (pandemia permettendo) la prossima tarda primavera per il Corpus Domini, appuntamento annuale tradizionale di Cusano Mutri in cui la città intera viene colorata (piazze e scale) dai tappeti floreali dell’Infiorata e, in un secondo momento, in tarda estate per la oramai famosissima sagra del fungo porcino che, oramai, è il primissimo biglietto da visita della cittadina.

Francesco Sangiovanni