La Pasquetta selvaggia (e con rispetto parlando per i selvaggi!)

Greta Thunberg nelle pinete di Torre del Greco (fotocomposizione di Antonio Di Rosa)

Riflessioni di un attivista dell’ambiente sul pic-nic di Pasquetta e sulle altre date dedicate alle gite fuori porta. Del come un momento di socialità e giovialità diviene un orgia di sporcizia e malcostume.

Trascorrere all’aria aperta una domenica o una festività ricorrente dovrebbe essere un momento di piacere e di relax, un momento di affrancamento dai pensieri e dalle abitudini quotidiane e di riscoperta di quanto sia bella la natura e quanto sia necessaria e benefica per noi. Invece, da molti anni a questa parte la gita di Pasquetta è divenuta un rituale di iniziazione all’alcool e ad altri vizi per le nuove generazioni, una sorta di rave party più che autorizzato, tollerato.  Quando parliamo dei partecipanti alla gita di Pasquetta, del 25 aprile o del Primo Maggio non parliamo solo dei soliti cuozzi in cerca di visibilità e sfoggio di testosteroniche attitudini ma di tutti quei ragazzi che accompagnati dai loro genitori salgono verso le pinete non per gioire assieme agli altri della loro gioventù ma a celebrare i fasti dell’eccesso.

Mi chiedo quanto ne sappiano le loro famiglie sul cosa facciano i loro figli nelle pinete o se facciano finta di niente nascondendo il loro auspicabile imbarazzo dietro il consueto: ma chille so guagliune! Si chiederanno mai dove è finito tutto quel cibo che hanno portato con sé, e la fornacella comprata la mattina stessa? E il plaid? E il casco? Forse non sapranno nulla di tutto ciò ma se facessero una passeggiata nella pineta troverebbero tutto lì e moltiplicato per l’ennesima potenza dell’inciviltà assolutoria, la stessa di chi sa che non sarà né redarguito, né incolpato per lo scempio di cui sarà stato complice ed artefice allo stesso tempo.

Quarti di forme di caciotta mai aperti e gettati ancora incellofanati, carne e salsicce crude che mai vedranno una brace sparse per i prati, casatielli smangiucchiati o ancora integri assieme a bottiglie d’olio, posate, contenitori, palloni nuovi, e tanto rifiuto lasciato nel luogo del bivacco perché sotto i fumi dell’alcool non si apprezza neanche più la differenza da ciò che è rifiuto e ciò che non lo è e forse non si apprezza per niente quello che è per loro considerato gratuito e non guadagnato come quello stesso spazio della pineta e libertà.

L’alcool, quello sì che ne è stato consumato e le migliaia di bottiglie vuote di birra, vino e superalcolici ne sono la riprova. Come se non bastasse tutto quello a cui abbiamo assistito, questo e gli altri anni, là dove i freni inibitori di quelli che si ostinano ad esser considerati i propri bambini vengono meno e mostrano quanto siano capaci di fare male a se stessi, agli altri e all’ambiente. Inutile dirvi di quanti ragazzi vadano oltre il dovuto e si sentano male svenendo o vomitando l’anima e in alcuni casi sfiorando il peggio ma, inebriati e storditi anche dall’uso di droghe leggere, sfrecciano con i loro motorini là dove non potrebbero stare neanche a piedi.

Mi chiedo quanti di questi ragazzi andranno allo stadio a inveire contro chi inneggia al Vesuvio e alla sua lava purificatrice, quanti si sentiranno in diritto di difendere le sorti della nostra terra mentre sono essi stessi a deturparla? Tutto orgoglio malriposto ma guai a toccarglielo! Come vorrei vedere i due fronti contrapposti in questo merdoso scenario, come vorrei vederli arrampicarsi sugli specchi, loro e chi foraggia le cause esogene dei nostri mali.

Ma di chi è la colpa di tutto ciò, della solita scuola? O della famiglia che non vuol sapere cosa fanno i propri figli? Dei proprietari che non chiudono i loro fondi? Dello stato? Della Camorra? O magari siamo a diverso titolo tutti colpevoli come società?

Noi a Pasquetta eravamo lì a vigilare, a distribuire sacchi e a consigliare i ragazzi sul da farsi e ci siamo organizzati prima che tutto ciò accadesse, chiedendo l’ausilio delle amministrazioni locali e degli altri organi competenti, la risposta è stata quella di una cinquantina di sacconi di plastica e di una pattuglia di due Carabinieri Forestali che, una volta sequestrati due motorini, non hanno potuto più accompagnarci e fungere da deterrente verso quella bolgia infernale che si era scatenata sotto i nostri ed i loro occhi, quelle stesse pinete che avevamo pulito gli anni precedenti, quelle stesse pinete che avevano trovato pulite e che ora violentavano con la loro non curanza e che rischiavano di dare fuoco con la loro inettitudine nel gestire il barbecue e la loro meglio gioventù.