Ancora fiamme ad Ercolano, in via Filaro, arcinota zona di scarico di rifiuti e roghi tossici. Un terra dei fuochi vesuviana, di nome e di fatto, ma ormai dimenticata dalle istituzioni.
Come abbiamo purtroppo più volte segnalato, la ripresa economica post-covid non tiene in conto, così come del resto non accadeva neanche prima, la tutela dell’ambiente e della salute delle popolazioni, e per questa ragione le nostre campagne, le nostre colline e le nostre montagne, ivi comprese le aree protette, sono ricettacolo di rifiuti di ogni genere. Ovunque vi sia una carrabile vi giungono i rifiuti e non c’è sistema di videosorveglianza o altro deterrente che tenga.
Spesso ci sono luoghi, come via Novelle Castelluccio e via Filaro ad Ercolano che accolgono un flusso continuo di rifiuti e questo nonostante le telecamere di ultima generazione presenti lungo via Castelluccio, messe evidentemente per bellezza da Ente Parco e Comune di Ercolano. Questi luoghi disgraziati sono anche oggetto di roghi e l’ultimo c’è stato proprio oggi, 25 aprile 2022.
Verso le 19.00, si alza una coltre nera di fumo dall’angusta via, quella che una volta percorrevano gli autocompattatori che andavano a scaricare il loro contenuto nell’Ammendola & Formisano; il fumo nero è già indicativo e ad esso gli susseguono le fiamme che rischiano di diffondersi al resto dei rifiuti che costeggiano buona parte della strada. Non resta che avvertire i Vigili del Fuoco e a farlo è un Osservatore Civico della terra dei fuochi. In un quarto d’ora un modulo proveniente da Napoli arriva ad Ercolano e, guidato dal volontario, giungono sul posto. Lo spettacolo è quello del solito squallore, cumuli di materiale di risulta edilizio compattato lungo i margini della strada, calcinacci, igienici, mattonelle, controsoffittature ed eternit, l’immancabile e pericolosissimo materiale.
I pompieri spengono prontamente le fiamme e mettono in sicurezza il contesto, tra l’altro già posto sotto sequestro dalle forze dell’ordine. Il nostro sospetto è che l’evento sia stato doloso, e non perché ormai così si usa dire ma per il semplice fatto che non c’erano attività a rischio incendio in quel momento, e soprattutto il terreno era umido per le recenti piogge. Colui che ha appiccato le fiamme, probabilmente era in cerca di metallo, abbondante tra quei rifiuti accatastati, o gli serviva spazio per depositare altro rifiuto.
Che dire? La storia infinita dei roghi tossici e delle micro-discariche continua ad essere quella di una terra dimenticata dalle istituzioni, pur essendo posta in area protetta. Istituzioni che giocano a rimpiattino sulle responsabilità, evidentemente condivise; istituzioni capaci di spazzare la polvere sotto al tappeto e di partorire la solita tiritera della videosorveglianza, presente ormai da anni ma che non ha rallentato né lo scarico di rifiuti né i roghi.
Oggi, la nostra vera liberazione dovrebbe essere questa, la libertà dal lordume che infesta le nostre terre, e le nostre menti dall’assuefazione allo schifo delle nostre strade; la libertà di avere una vita sana, non attanagliata dai miasmi della monnezza e dall’ipocrita indifferenza istituzionale.
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