La Madonna delle galline di Pagani
La settimana in Albis (quella che inizia con il lunedì dell’angelo o pasquetta) è una settimana particolarmente pregna di tradizioni religiose e non.
Dai riti per la Madonna dell’Arco, ancora vivi nell’hinterland napoletano e casertano, culminanti con le visite dei fujenti all’omonimo santuario di Sant’Anastasia, alla Salita a Castello e il Sabato dei fuochi a Somma Vesuviana, fino e quelli in onore della Madonna del Carmine di Pagani, nota ai più come Madonna delle Galline.
Radici della leggenda
Tutto ruota attorno ad una tavola lignea della Madonna del Carmine custodita in una chiesa montana a cavallo tra il XVI e XVII secolo, nella zona dei monti lattari che attualmente prende il nome di Tramonti.
A quanto pare la chiesa non doveva essere in buone condizioni strutturali poiché proprio il sacrestano ricevette in sogno un’apparizione della Madonna del Carmelo, la quale lo esortava a restaurare quella sua modesta casa religiosa altrimenti “avrebbe abbandonato quel paese per recarsi in uno dove anche le galline non avrebbero avuto problemi ad adorarla”.
Il mattino seguente il sacrestano riferì il messaggio al sacerdote responsabile che però liquidò l’avvenimento come una fantasia, prendendo sotto gamba il messaggio, e proseguendo a non agire secondo il consiglio divino.
Poche notti più tardi, una violenta tempesta di piogge torrenziali travolse come una valanga la chiesetta montana trascinando la struttura e le reliquie contenute a valle, in un pase sottostante che, caso volle, fosse proprio Pagani e che proprio il quadro arrivasse sommerso dal fango in una campagna dove poi fu scoperto anni dopo.
La scoperta, altrettanto simbolica, non avvenne per opera umana volontaria, ma accadde in maniera del tutto “casuale” grazie al beccare di una frotta di galline che “abitavano” quella campagna, riportando alla luce l’immagine brunita e miracolosamente intatta del quadro della Madonna.
Da li in poi, dal 1609 al 1610 sembra che il quadro sia stato protagonista di otto miracoli e per questo fu deciso dalla potentissima diocesi di Nocera di costruire un santuario appena più sopra rispetto alla valle dove il quadro era custodito che, addirittura, fu eretto in soli 5 anni.
Più di 170 anni dopo la costruzione, il vescovo Benedetto dei Monti Sanfelice pubblicò un decreto di incoronazione della Madonna delle Galline attraverso il Capitolo di San Pietro in Vaticano.
Radici pagane
Ovviamente, come la maggior parte delle festività religiose Cristiane del sud Italia, queste cerimonie hanno radici molto più antiche che arrivano dall’intreccio di festività stagionali di origine sannita, latina, greca, etc.
In particolare la Madonna nera, Maria bruna, rappresenta l’appropriazione cattolica dell’iconografia greca di Persefone (nera in volto per via della sua permanenza nell’Ade) divinità legata all’autunno e all’inverno, e ovviamente alla madre Demetra (Madre Terra, dea dei raccolti, dell’ abbondanza e della fertilità) le quali si “alternano” al rinnovo delle stagioni.
Le due divinità sono in effetti la stessa persona (secondo le versioni dei misteri Eleusini e per il fatto che Demetra è essa stessa una divinità misterica) che si reincarna secondo l’andare del ciclo stagionale.
Roberto de Simone che ha analizzato il fenomeno in maniera estremamente esaustiva, in una sua appendice in conclusione all’opera teatrale “La gatta Cenerentola” scrive:
“Risulta chiaro che sia il gatto come la gallina siano attributi della Cenerentola e che tali animali siano equivalenti di figure materne derivate da culti totemici locali. È anche abbastanza indicativo il fatto che gli stessi animali siano anche attributi della Madonna in Campania (Madonna delle Galline a Pagani e Madonna della Gatta nel casertano)”
[De Simone R., La Gatta Cenerentola, Einaudi, Torino, 1977, p. 124.]
Dinamica della festa
I riti iniziano ufficialmente con l’alzata del quadro (una riproduzione dell’ originale per evitare il deperimento della tavola lignea) un mese prima della festa.
Nella notte tra il giovedì ed il venerdì in Albis avviene la benedizione delle tammorre, elemento fondamentale della mitologia della festa insieme alle colombe, pavoni e, ovviamente, alle galline.
La festa inizia il venerdì in Albis, giorno in cui si officia il rito dell’Apertura del santuario (alle ore 18:00) dove è esposta la statua della Madonna con in mano un mazzolino di fiori donato per devozione, ed una coppia di colombe bianche.
La statua viene poi caricata su di un trattore agricolo e la domenica alle
9 del mattino varca le porte del suo santuario per iniziare una processione lunghissima che spesso termina ben oltre la mezzanotte.
” …a maronna jesce ‘e nnove
E s’ arretira ‘a calata ‘ ‘ll’ ora”
Così recita una delle invocazioni cantate “a fronna” e che si alterna tra le varie strofe delle tammurriate che dal venerdì al lunedì seguente costelleranno la città di Pagani rimbombando per le strade e per i caratteristici Toselli.
Tammurriate, nferte e galline
Nel percorso della processione, ma anche nei giorni precedenti, per tutta la città sono addobbati diversi angoli del paese, ma la caratteristica della festa paganese è la presenza di alcune corti urbane chiamate Toselli tipiche della zona dell’agro nocerino sarnese e delle zone rurali del Vesuviano.
Questi veri e propri cortili di campagna innestati nel tessuto urbano cittadino diventano, ogni anno, per quella settimana, il vero e proprio cuore della festa ospitando turisti, visitatori, familiari, amici, paranze di suonatori e spettacoli; tutto sotto le icone e i diorama allegorici della festa.
Si preparano tagliolini freschi e si arrostiscono carciofi, si stappano le botti di vino fresco locale, si balla insieme pizziche, tarantelle e tammurriate e poi si riscende per le strade della città invase della folla festante. Non è raro che siano le famiglie dei toselli stesse o delle corti del centro storico ad invitare i visitatori, osservando una ospitalità spontanea che rende unico questo rito.
Nel frattempo, invece, la domenica mentre il carro sfila per la città a passo d’uomo ricoperto di fiori, piume e volatili d’ogni sorta, la folla in processione procede con le ‘nferte (offerte) di cibo e bouquet da mettere ai piedi della Madonna come fosse un parallelo di quello che accade all’interno dei toselli.
Quest’anno, purtroppo, nonostante i due anni già saltati e per il perdurare della pandemia di Covid, la Diocesi si è opposta allo svolgimento delle processioni. Queste si sono comunque svolte spontaneamente per le strade principali della città con in testa il quadro dorato della madonna e tantissimi altri simboli agricoli a dimostrazione che questa festa, come la maggior parte delle celebrazioni popolari conserva ancora la genuinità della voce di un popolo che va oltre la sola componente religiosa.
Francesco Sangiovanni
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