La Castelluccia

Un tratto del sentiero della Castelluccia (foto di C.Teodonno)

Una vecchia via di interconnessione del Parco Nazionale del Vesuvio, per anni chiusa da una frana e dalla vegetazione spontanea e da oggi liberata grazie ai soliti volontari anonimi. Un altro esempio di come, qui da noi, sia più facile agire nell’ombra che lavorare alla luce del sole, con permessi che mai arriveranno.

Il sentiero della Castelluccia, così chiamato per la vicinanza di un antico e diroccato edificio, ancora esistente e leggermente più a valle, si trova nel comune di Massa di Somma e vi si può accedere o dall’omonima via, prolungamento dell’Alveo Molaro o da via Veseri che si congiunge a questa, a circa 350 metri sul livello del mare. Per individuare l’accesso del sentiero, si segue verso sud via Veseri, seguendo per poche decine di metri quello che poi diverrà più avanti un altro sentiero, quello del Pendino. Sulla destra, sotto un arco di foglie d’edera, inizia il sentiero che, in leggera salita e dopo una curvatura a sinistra, prosegue in maniera più o meno rettilinea, per meno di un chilometro e mezzo fino ad incrociare il quasi parallelo Sentiero delle Capre e subito dopo, a quota 700 m c.ca, il sentiero n°3 ovvero l’anello del Monte Somma. Il dislivello positivo è quindi di 350 metri ma sviluppati lungo il breve e sdrucciolevole tratto, il che lo rende abbastanza impegnativo sia in salita che in discesa.

Il contesto non manca di un paio di affacci panoramici e segue il crinale parallelo a quello delle capre ed assieme contengono la concavità dove nasce l’Alveo Molaro, affluente del lagno di Pollena. Il bosco passa dai lecci e le roverelle delle quote più basse fino ai castagni e alle immancabili robinie che assieme ai rovi lo hanno reso inaccessibile per anni; non mancheranno, bici permettendo, le orchidee nella periodo primaverile.

Dopo un precedente tentativo del 2012,  nel 2014 si era riusciti a rendere di nuovo fruibile il sentiero dopo anni di abbandono ma, già dopo pochi mesi, a causa di una frana e la scarsa frequentazione, questo era divenuto di nuovo impraticabile. Solo dopo l’ultimo incendio della scorsa estate, che ne aveva liberato il tratto iniziale, riscontrata la necessità di riabilitare un contesto tanto importante, due associazioni attive sul territorio avevano deciso di chiedere ufficialmente al comune di Massa il permesso di operare in quel contesto e seguendo le direttive del parco; in modo da riaprire, gratuitamente e senza nulla a pretendere, il sentiero ma, evidentemente, in questo nostro mondo, conviene più agire nell’ombra e crearsi il proprio spazio giochi (nel migliore dei casi) che agire secondo regola. Del resto, anche chi lo aveva pulito in passato non aveva chiesto permessi e quindi, questa volta, senza dire nulla, il biker di turno lo ha ripulito.

Che dire a questo punto? Che ha fatto anche bene! Perché, al netto delle altre storture, in un parco dove c’è chi appone in malo modo una segnaletica non ufficiale, magari autodedicandosi anche sentieri preesistenti; dove si usano bombolette spray; dove si legano nastri di plastica ovunque e che rimarranno lì per sempre; dove se ne aprono di nuovi a suon di motoseghe e decespugliatori e, come ha fatto qualcun altro, usando addirittura la pala meccanica per spianare la pista per le bici, e senza per questo subire ammenda alcuna, a che pro fare richiesta ufficiale se sai già che non l’avrai?

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