Profitto illecito e abbandono regnano sovrani sul Gran Cono, il peggior biglietto da visita per la nostra economia turistica.
La realtà è spesso molto diversa da quello che si vuol mostrare o questa segue parallelamente la vulgata ufficiale. Fare giornalismo non vuol dire distruggere quello che costruiscono gli altri ma vuol dire mostrare qualcos’altro agli altri, e vale la pena farlo ancor di più quando l’informazione generalista va in maniera compatta là dove “vuolsi così colà dove si puote e più non dimandare”.
Ed è così che nel bengodi del Parco Nazionale del Vesuvio, sul suo sentiero più rappresentativo si celebra l’ennesimo scempio del turismo locale e internazionale. Ebbene, più volte abbiamo segnalato i disservizi relativi all’accesso al Gran Cono; quindi la farraginosità del sistema di bigliettazione; l’assenza di campo a Quota 1000; la difficoltà di parcheggiare per il sistema di prenotazione on-line, pedissequamente messo in opera dal Comune di Ercolano; l’assenza dei bagni; i rifiuti per strada; l’incongruenza del traffico su gomma in zona A; l’illegalità ma soprattutto l’abusivismo e il bagarinaggio mai debellati e che si sostituiscono letteralmente alle istituzioni in una terra di nessuno che mal s’addice ai blasonati enti che l’amministrano.
Ed è così che, prima ancora di arrivare a destinazione, i turisti già sanno che potranno rivolgersi ai vettori che si offriranno di vendergli sia il titolo di viaggio sia il biglietto per l’accesso al Gran Cono, e fin qui la cosa potrebbe ancora andare se questi sono agenzie di viaggi, salvo l’accaparramento che preclude ad altri la possibilità di reperire, nei periodi più affollati, anche il biglietto singolo. Ma non basta perché a quota 800, dove bisogna obbligatoriamente fermarsi e parcheggiare l’auto, non sono i Vigili Urbani a fermarti ma gli autisti delle navette, lì presenti e che ti invitano, calorosamente, a fermare l’auto e salire, a pagamento, con loro.
Ma non finisce lì, così come ci segnalano direttamente alcuni utenti, c’è chi, a Quota 1000, fornisce i biglietti ai turisti, e questo pur non esistendo una biglietteria fisica e in assenza totale di campo e rete wi-fi, e lo fa, questo filantropo, al modico prezzo di €20,00 pro capite, su un prezzo intero ufficiale di circa €12,00. Ciò accade perché chiunque può comprare, o anche prenotare fino a 20 minuti prima della scadenza, almeno 5 biglietti, da poter vendere in tal modo a suo piacimento agli incauti turisti.
Abbiamo sentito a tal riguardo Paolo Cappelli, presidente del Presidio delle Guide Vulcanologiche del Vesuvio che ci ha rilasciato un breve comunicato:
Il bagarinaggio esisterà sempre fin quando non sarà riattivata la biglietteria fisica. Per una famiglia in visita al cratere già è quasi un’avventura arrivare fino a Quota 1000, poi non avendo la possibilità di acquistare i biglietti, per non rinunciare alla visita, è disposta anche a comprarli ad un prezzo maggiorato. Abbiamo segnalato svariate volte sia all’Ente Parco che alla Regione l’importanza della biglietteria fisica; ormai il Vesuvio è l’unico sito in Campania che dopo l’emergenza sanitaria non l’ha riaperta, e continuiamo a non comprenderne le ragioni.
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